Libertarie - Etta, Biografie

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signoradeglianelli
view post Posted on 23/1/2006, 12:03




Etta
(1883-1951)


La Spagna degli anni trenta rappresentò per le forze antifasciste un vero e proprio laboratorio politico e la speranza di milioni di uomini di realizzare la società ideale, dove la giustizia e la libertà avrebbero determinato le condizioni per il raggiungimento della uguaglianza, della pace e, perché no, della felicità.
A molti sembrava l’avverarsi di una utopia.
Migliaia di stranieri accorsero, nel 1936-37, a irrobustire le fila delle organizzazioni politico-sindacali repubblicane e a offrirsi come volontari nella impari guerra contro l’esercito di Franco. Alla fine i paesi di provenienza di quei miliziani superarono il centinaio.
Fra loro si contarono anche molte donne, spesso fuggite alla polizia dei loro paesi perché ritenute pericolose rivoluzionarie o semplicemente elementi pericolosi.
Le loro vicende sono state, a torto, spesso ignorate dalla cronaca e dagli storici, anche se hanno rivestito un’importanza considerevole e, a volte, anche decisiva nel determinarsi degli avvenimenti.
L’austriaca Etta Federn è stata una di loro.
Colta, eclettica, coraggiosa seppe sopportare e superare enormi sacrifici personali, pur di non rinunciare a quella che sentiva essere la sua missione nella vita: educare i giovani e aprire, anche nelle coscienze dei singoli, spazi di libertà.
La sua intensa e ricca attività politico-letteraria ha vissuto due distinte fasi: quella degli anni venti con l’impegno nelle “scuole libere”, nell’educazione sessuale e nel controllo delle nascite e quella degli anni trenta con l’attenzione rivolta all’alfabetizzazione e all’educazione delle ragazze in Spagna.
Ultima di sei figli, Etta nacque a Vienna dall’attrice Ernestine Federn e dal medico Salomon Federn, entrambi, come suggerisce il cognome, ebrei.
Studiò, senza però concludere i corsi intrapresi, germanistica e filosofia presso l’università di Vienna, fino a quando si trasferì con la famiglia a Berlino.
Dopo l’interruzione forzata degli studi lavorò come scrittrice, insegnante privata e traduttrice, oltre che dall’inglese, anche dall’yiddish, dal russo, dal danese e dal francese. In particolare tradusse opere di A. Kollontai, Shakespeare, Hans Christian Anderesen.
E da quel momento la vita per lei si presentò tutta in salita.
Pare, infatti, che da uno sfortunato amore giovanile, reso impossibile dal divieto a frequentare una ebrea da parte dei genitori del ragazzo, abbia perso anche il primo figlio.
In seguito contrasse comunque ben due matrimoni ed ebbe altri due figli: Hans e Michael.
Come conseguenza delle gravi ferite di guerra riportate dal secondo marito, Peter Paul Kohhaas, su Etta pesò il compito di mantenere economicamente la famiglia. Non sapendo fare altro e, soprattutto, non avendo altre possibilità, assolse al compito scrivendo romanzi, poesie e biografie di importanti personaggi.
Grazie a quella sua attività e in seguito all’adesione alla “Unione Sindacale femminile”, aderente alla AIT tedesca (Associazione Internazionale del Lavoro), negli anni venti ebbe modo di conoscere e di stringere amicizia con altre importanti donne: Emma Goldman, Molly Steiner, Sonia Flechine, Milly Witkop e Rudolf Rocker.
Dopo la pubblicazione, nel 1927, della sua biografia di Walter Rathenau, ministro degli esteri tedesco d’origine ebraica, assassinato nel 1922 da membri dei Freikorps (organizzazioni armate dell’estrema destra), ricevette minacce di morte e il rifiuto del suo editore di continuare a lavorare con lei.
Non intravedendo altra possibilità di lavoro e non avendo altra fonte di sostentamento, nel 1932, emigrò in Spagna con i suoi due figli.
Sistematasi a Barcellona, aderì alla CNT (Confederazione Nazionale del Lavoro), e, ancora una volta, si mantenne facendo la traduttrice e contando sul modesto aiuto economico proveniente da alcuni parenti stretti residenti negli USA.
Nel 1936, con lo scoppio della guerra civile spagnola, entrò a far parte del gruppo “Mujeres Libres”, insegnando in una delle loro case, la “Casal de la Dona Traballadora”.
Durante il 1937 fondò a Blanes, in Catalogna, quattro scuole laiche, ispirate agli insegnamenti della “Escuela Moderna” del pedagogo libertario Francisco Ferrer, poi fucilato dalla polizia nel 1909. Il suo modello scolastico si basava su criteri co-educativi, antimilitaristi e pacifisti.
Ancora una volta, dunque, l’impegno nella scuola finì per assorbire gran parte del suo tempo e delle sue energie.
Nel 1937 Etta riassunse tutta la sua attività e quella delle sue compagne nel libro “Mujieres de las revoluciones”, che rappresentò una delle testimonianze più vere ed esaurienti dell’apporto offerto dalle donne al pensiero socialista e libertario.
Nel libro compilò dodici biografie di donne socialmente attive tra le quali: Emma Goldman, Angelica Balabanoff, Rosa Luxemburg, Charlotte Corday, Ellen Kay. L’opera si è rivelata particolarmente importante come testimonianza storica anche perché, come ha scritto la studiosa Marianne Kroeger:

“tutte quelle donne avevano esercitato un grande influsso sulla presa di coscienza dei problemi della propria epoca storica, portato a progressi del pensiero e dell’analisi, introdotto nuovi punti di vista e con ciò prodotto rivoluzioni ed accelerato il cammino dell’evoluzione”.

Riparata nel 1938 a Parigi con i figli, dopo l’occupazione della Francia da parte dell’esercito tedesco, entrò a far parte della Resistenza, in seno alla quale fu addetta alla propaganda e alle traduzioni dei comunicati.
Dal 1940 al 1945 risiedette dunque a Lione in condizioni di semiclandestinità.
Diversa fu la sorte dei figli: Hans cadde nel 1944 a Vescors, mentre Michael combattè nei Pirenei a fianco dei partigiani e sopravvisse.
A guerra terminata ritornò a Parigi, dove visse in povertà fino alla morte, avvenuta nel 1951. I funerali si svolsero tra pochi intimi e non fecero notizia. Nessun giornale pubblicò un rigo.
Solo i compagni di fede diffusero la notizia e le resero omaggio nei loro incontri.
Anche il ricordo di questa donna, come quello di tante altre protagoniste delle vicende politiche-sociali del primo novecento europeo, sarebbe probabilmente andato perso se la sua figura letteraria non fosse curiosamente rivissuta anche in un fortunato romanzo dell’anarchico svedese Stig Dagerman, “Skuggen av Mart”, del 1947 e in quello di Arne Fortsberg, “Utan Vaiaktig stad”, del 1948.
Ad Etta, al suo metodo didattico, alle sue idee di liberazione della donna, si sono, in seguito, ispirati molti insegnanti e intellettuali di diversi paesi. E quello ha rappresentato probabilmente il ricordo a lei più gradito.


















 
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