"La mia vita è stata una corsa", un film-documentario sulla vita di Bettino Craxi

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IV° Multipass
view post Posted on 25/1/2008, 22:48




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Di Davide Giacalone - Link

Ho assistito alla proiezione del film “La mia vita è stata una corsa” (ottimo lavoro di Paolo Pizzolante), che restituisce la parola a Bettino Craxi, restituendo all’Italia un pezzo di se stessa. Ne ho tratto sentimenti diversi, in combattimento con la commozione. Deprecando l’intimismo segnalo alcuni temi, fondamentali per la riflessione politica contemporanea.
Il film è un gran regalo a chi ha passione politica e civile, perché non è un cammeo lacrimevole, ma consegna un ritratto che mantiene intatte le caratteristiche politiche di Craxi. Che era un combattente, un politico pieno, un uomo da misurare con le cose che fece e che disse. Restano, pertanto, anche le asprezze polemiche e, per quel che mi guarda, le ragioni di dissenso. Due esempi: Craxi riteneva il terrorismo palestinese una violenza inutile e dannosa, ma non illegittima. A me pareva e pare anche illegittima. Nel commentare, oramai in esilio, quelle sue parole Craxi aggiunse che non sarebbero mai dovute venire meno le ragioni dell’alleanza con Israele, il che implica, naturalmente, il suo diritto all’esistenza ed alla sicurezza dei confini. E questo fa cadere ran parte delle differenze. Craxi, ed è il secondo esempio, fu favorevole alle trattative per salvare la vita a Moro. Ebbe molte ragioni, ma, ancora oggi, la faccenda è assai complessa e, tutto sommato, resto convinto che trattare, allora, sarebbe stato un rischio non gestibile (proprio a causa dei legami esistenti fra il Pci ed i Paesi che finanziavano ed addestravano le Brigate Rosse).
Mentre scorrevano le immagini pensavo a queste cose, come quelle in cui la condivisione fu ed è totale: dalla scala mobile agli euromissili. E pensavo: ecco, questa è la politica di cui c’innamorammo, quell’insieme d’ideali, analisi e passione, ed anche potere, che ci coinvolse e si prese le nostre vite. Mentre l’idea che, in quelle stesse ore, si festeggiasse l’esaurimento del governo Prodi è di una miserabilità non misurabile. Insomma, il Craxi che vedevo sul grande schermo era stato un leader con il quale ci si poteva pure battere, ma proprio perché appartenente al mio stesso mondo. Difficile dirlo di molti, odierni protagonisti. Su tutto, comunque, domina la scelta occidentale, che in lui non ebbe tentennamenti e che per noi è ancora fondamentale. C’è un passaggio in cui ricorda i fatti d’Ungheria, e dice: i carri armati sovietici schiacciavano la libertà, e noi divenimmo anticomunisti. Chi è stato comunista fino alla fine del comunismo porta su di sé una colpa enorme, resa dolorosamente evidente dal socialismo di cui Craxi fu interprete.
Poi arrivano gli anni del giustizialismo, del dolore. Confesso che un passaggio del discorso parlamentare di Craxi (quello in cui sfidò ad alzarsi chi non avesse preso soldi illegalmente, e nessuno si mosse) mi ha sbalordito. Non è che non lo ricordavo, è che, forse, non l’avevo mai sentito: Craxi parlò delle bombe mafiose e indicò il mandante in chi stava sfasciando l’Italia, mentre era ridicolo pensare fosse il “vecchio sistema”. Verissimo, ed è materia ancora da scandagliare. Gli assassini di Falcone uccisero un magistrato inviso alla sinistra, combattuto da magistratura democratica, ovvero da quegli stessi che ne usurparono l’eredità e presero il posto, avviando la stagione dei pentiti utilizzati per silurare gli avversari politici. E’ chiaro? Si capisce cosa significa? Craxi lo vide, ed il non averlo letto e sentito prima, certamente, è colpa mia. Ma il fatto che tale mia ignoranza sia stata possibile la dice lunga sulla congiura del silenzio e della falsificazione.
Per il resto, che dire? A rivedere quelle scene quasi ci si chiede: ma siamo davvero vissuti in quell’Italia lì? E’ stato davvero possibile? Sì, e ci sono passati nelle carni. Ne portiamo ancora i segni. E ti prende un groppo alla gola, una rabbia fisica. Che plachi, perché è finita. Il Craxi che parla da solo, davanti ad una telecamera, senza perdere la voglia di parlare, ha ritrovato un pubblico. E’ finita. E’ passata. E’ finita? Al governo vedo ancora i pugnalatori d’allora, in galera ci vedo Bruno Contrada. No, che non è finita. Meglio capirlo, e dirlo.

2000)
***


"I giudici addolorati: è sfuggito alla galera"
di Vittorio Feltri
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Immagino lo strazio a Palazzo di giustizia, e la rabbia. Ci tenevano tanto a mandarlo in carcere, almeno qualche anno per dimostrare quanto sono forti, e invece gli è morto sotto i ferri. Profonda delusione. E pensare che ce l'avevano messa tutta, inchieste esemplari, interrogatori drammatici e spettacolari cui la tv dette ampio risalto, richieste di estradizione come piovesse. Niente. Craxi pur di non dare loro soddisfazione e di non venire in Italia è andato all'altro mondo. Mi piacciono gli uomini come lui, di carattere, magari pessimo ma di carattere. E spero che i suoi familiari non portino qui neanche la salma; la tengano lì in Tunisia, lontano da questo piccolo Paese debole, tanto debole da non avere il coraggio della pietà. Basta, il Cinghialone non c'è più. Anziché in galera, finisce sotto terra. Forse cesseranno le chiacchiere e cominceranno le commemorazioni, qualcuno riconoscerà che quell'omone un po' arrogante, assai odiato e temuto era migliore dei profili che ne tracciavano i numerosi e accaniti detrattori. La solita storia. Quand'egli era lassù in alto e guardava agli avversari con una punta di disprezzo, tutti lo rispettavano. Al primo inciampo, al primo ruzzolone sono saltati addosso alla preda ferita e l'hanno colpita. Usi e costumi italici. Non sono riusciti a dargli l'ultimo morso, perché il Cinghialone, intuito il destino che gli avevano riservato, ha rotto la trappola ed è fuggito. Motivo questo di ulteriori cattiverie su di lui. Gli hanno dato del vigliacco perché non è rimasto qui a farsi azzannare. Gridavano che si sottraeva alla giustizia. Quale? E' giustizia quella che ne sacrifica uno per salvare gli altri? La Dc era finanziata illecitamente. I partitini erano finanziati illecitamente. E il Pci, come si finanziava, con le salsicce della festa dell'Unità? Con i contributi disinteressati degli iscritti? Mai una stecca? Andate al diavolo. E ricordatevi dei rubli e dei dollari. Ricordatevi di quel miliardo che, gira e rigira, si è smarrito per strada. Mi sembra di aver sentito dire che la giustizia o è uguale per tutti o non è tale. Probabilmente, una sciocchezza. L'importante era far secco Bettino, con ogni mezzo, ridurre la Dc a una parrocchietta di Botteghe Oscure e fare un governo di sinistra. Obiettivo raggiunto. Congratulazioni. Però confessate: il senso della giustizia non c'entra se non come pretesto per realizzare il progetto, sparando al personaggio più scomodo. Le prove? Nei giorni scorsi vari criminali condannati in appello all'ergastolo, e sottolineo ergastolo, sono stati rimessi in libertà causa scadenza dei termini. Tra costoro perfino un Tizio autore di cinquantanove omicidi, ma nessuno si è stracciato le vesti. Nemmeno una dichiarazione. Non un magistrato si è battuto il petto. Non un'intervista a un qualche procuratore per spiegare perché accadono fatti del genere. Solamente alcuni titolini. Articolesse, fondi, commenti, corsivi e tondi: zero. Chissenefrega degli ergastolani pluriomicidi a spasso. Craxi si spegneva ad Hammamet ed era ciò che contava. Forlani ai servizi sociali. Citaristi a casa sua, a Bergamo. D'Alema a Palazzo Chigi e Di Pietro in carriera, sia pure con l'asino in compagnia del quale pare trovarsi a proprio agio. E Bettino laggiù a crepare. Però, come siamo democratici, e che bella giustizia abbiamo. Tranquilli, cari connazionali, non ci manca nulla, neppure un posto al sole nell'Europa progressista. E il governo può concedere il funerale di Stato a un vecchio considerato latitante da vivo ed esule da morto.
 
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IV° Multipass
view post Posted on 27/1/2008, 00:18




Bettino Craxi:
La denuncia del sistema
basato sulla corruzione


In quest’aula e di fronte alla Nazione io penso che si debba usare un linguaggio improntato alla massima franchezza. Bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili e altisonanti parole di circostanza che molto spesso e in certi casi hanno tutto il sapore della menzogna.
Si è diffusa nel Paese, nella vita delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni una rete di corruttele grandi e piccole che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica.
Uno stato di cose che suscita la più viva indignazione, legittimando un vero e proprio allarme sociale e ponendo l’urgenza di una rete di con-trasto che riesca ad operare con rapidità ed efficacia. I casi sono della più diversa natura, spesso confinano con il racket malavitoso, e talvolta si presentano con caratteri particolarmente odiosi di immoralità e di asocialità.

Purtroppo anche nella vita dei partiti molto spesso è difficile individuare, prevenire, tagliare aree infette sia per la impossibilità oggettiva di un controllo adeguato, sia talvolta per l’esistenza ed il prevalere di logiche perverse.
E così all’ombra di un finanziamento irregolare ai partiti e, ripeto, al sistema politico, fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati.
E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale.

I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale.
Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro. E del resto andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali.
Per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall’estero sarebbe solo il caso di ripetere l’arcinoto “tutti sapevano e nessuno parlava”.

Un finanziamento irregolare ed illegale al sistema politico, per quanto reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace ma solo la disgregazione e l’avventura.
Del resto nel campo delle illegalità non ci sono solo quelle che possono riguardare i finanziamenti politici. Il campo è vasto e vi si sono avventurati in molti, come i fatti spero si incaricheranno di dimostrare aiutando tanto la verità che la giustizia.

A questa situazione va ora posto un rimedio, anzi più di un rimedio. E’ innanzitutto necessaria una nuova legge che regoli il finanziamento dei partiti e che faccia tesoro dell’esperienza estremamente negativa di quella che l’ha preceduta. Altre proposte ed altri rimedi sono già sul tavolo. Vi aggiungeremo le nostre, sollecitando un di-battito parlamentare chiarificatore, serio e responsabile, su tutti gli aspetti di questa questione.


(Dal discorso alla Camera del 3 luglio 1992)
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