| Da Le Signet : - Il tempo è come un fiume: non risale mai alla sorgente, - (Antoine de Rivarol)
Si muovono spesso per associazione i pensieri, strani e repentini meccanismi mettono in fila i pezzi della memoria ed è così che la frase di Rivarol mi porta alla mente Ungaretti ed i suoi “Fiumi” : l’Isonzo, il Nilo, la Senna e più ancora si ricompono nella testa gli straordinari versi di “Fiume da Fiume” di Mario Luzi. Chi non abbia mai letto questa poesia ,così morbida e vitale anche nella sua struttura grafica, penso si sia sottratto il piacere di appropriarsi di una delle piùpotenti metafore sulla vita.
Si pasce di se il fiume, bruca serpeggiando le sue quasi essiccate sgorature, visita le sue quasi aride pozzanghere, si trascina ai suoi già putridi ristagni finche, poco più oltre un poco lo confortano misteriosi trasudamenti, lo irrorano frescure, umori, vene dal più profondo del suo cuore sotterraneo ed eccolo rinasce esso dalle secche, ora, si lascia dietro la sassaia della sua quasi estinzione per il suo nuovo cammino - si muove verso se stesso il fiume, si sposta dentro il suo cangiante bruco ed entra, fiume nuovo uscito dalle sue cenerinei luoghi dove opera la primavera e non c'è fiore né gemma, non c'è ancora ma c'è quella radiosa incandescenza di luce e opacità nel bianco dell'aria, c'è, ed ecco si diffonde, quella trepidante animula e quel chiaro sopra la linea degli alberi, quel già più festoso scintillamento delle acque. C'è tutto "quello". E c'è lui fiume, ne vibra intimamente il senso. C'è questo, c'è prodigiosamente.
Io, vengo da una terra strappata alle acque, luogo di valli e di fiumi, prima itineranti poi imprigionati da argini alti, frutto dell’ingegno e della fatica dell’uomo. Io mi ci sono seduta fin da bambina, lungo il fiume e so capire le correnti, “ascoltarne”i movimenti e talvolta, ancora m’incanto davanti al suo divenire.
Ciascuno di noi ha il suo fiume, ciascuno di noi guarda altri fiumi scorrere.
Vengo da lontano e contengo antica l’acqua sorgiva. Ho raccolto ciò che mi è capitato, ho trasportato i sassi ed tronchi, ho aggirato le anse, ho sopportato chi mi attraversava di dentro, ho straripato talvolta… Mai uguale a me stessa e lungo i miei argini ho visto i paesi, conosciuto la gente,goduto di chi si bagnava di me, ho visto pescatori pazienti e passar le stagioni sulle foglie degli alberi: contenuto le piogge, sfuggito le nuvole. Sono stata corrente impetuosa e placida acqua.
Sono stata e sarò: “tutto scorre”.
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