Le storie dell'ippogrifo:capitolo tre, Le ali del tre.

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lamya
view post Posted on 30/11/2005, 01:09




Se ne stava seduta lì,Angelica, con i gomiti appoggiati sul tavolo mentre con le dita attorcigliava una ciocca di capelli.
Foglio bianco alla pagina 32.
Molti anni prima aveva imparato quella strana sensazione, quando consegnandole un foglio protocollo, le avevano detto di scrivere qualcosa sui ricordi della sua vita.
Per ''scrivere bene'',le aveva suggerito l’insegnante di lettere, occorre parlare delle cose che si conoscono profondamente.
La sua vita , di certo lei avrebbe dovuto conoscerla, era la sua, lei l’aveva spesa sino ad allora.
Eppure nulla...possibile che tutto si riassumesse in pochi stringati ricordi?
Valeva la pena parlare delle estati trascorse alla colonia sul mare,dei giochi polverosi in cortile, delle liti furibonde con le sorelle minori per un poco di spazio in più nella stanza che condividevano?
Le parevano cose così misere e piccole.
Se avesse avuto il genio di Salgari avrebbe potuto narrare di affascinanti personaggi in luoghi lontani , ma la sua penna era ovviamente ben più limitata di quella magica che aveva messo nero su bianco molto del suo immaginario passato.
La sua era stata una famiglia normale, di estrazione popolare, era la figlia di ''piccole'' persone, dalle ambizioni ancora più piccole.
In fondo lei rappresentava il primo riscatto sociale di quella famiglia.I suoi genitori non erano andati oltre la licenza di scuola elementare , mentre lei non solo aveva sempre ottenuto volti altissimi, ma era riuscita a frequentare con profitto la scuola superiore e con molta probabilità avrebbe anche potuto iscriversi a qualche facoltà universitaria ed a laurearsi brillantemente
Era la maggiore di tre sorelle, la più grande.
"Maggiore" e quell’aggettivo le pesava, si ingigantiva sempre più nella bocca mentre lo sillabava ed aveva sempre enormemente pesato sulla sua vita.
Ai figli grandi rubano l’infanzia ed il diritto ai capricci.Conoscono ben presto altre parole, come "responsabilità", "autonomia", "pazienza".
Aveva portato il fardello di quella malsopportata “grandezza” fino ad allora con rassegnazione ed aveva imposto compiaciuta alle sorelle altre parole antipatiche come "obbedienza e consenso".
E’ strano come semplici parole ripetute all’infinito determinino un'esistenza.
Lentamente i ricordi cominciarono ad affiorare e si rivide bambina, seduta ai piedi della madre, mentre imparava a cucire attaccando bottoni e facendo gli orli agli abiti della vicina di casa..
Ricordò in particolare un abito di seta a grandi fiori viola su fondo nero.
Era leggerissimo quel tessuto, e scivolava e frusciava fra le dita, difficilissimo da imprigionare fra l’indice e il pollice, leggero e fresco poggiato sulle gambe piegate.
Ebbe in regalo una gonna di in tessuto simile qualche mese dopo.Le era stata confezionata con uno scampolo acquistato a peso al mercato di paese, pochi spiccioli, pochissimi per quel pezzo di stoffa da signori.
-"E'stato un vero affare, stai attenta a non rovinarla, questa è per la domenica" le aveva urlato la madre, la madre vedendola sgattaiolare fuori dalla cucina in un pomeriggio forse di martedì o venerdì.
Già era uscita e poteva far finta di non aver sentito.
Ricordò benissimo la sensazione di quella gonna che si alzava col vento di primavera mentre pedalava sulla sua bicicletta per quelle strade di paese.
Non era decoroso andare in bicicletta con le gambe scoperte e così le avevano insegnato a tenerne saldi e raccolti con una mano i lembi della gonna, mentre l’altra guidava il manubrio.
Quando per strada non c’era nessuno , lei appoggiava entrambe le mani e lasciava liberi gli abiti così le gonne salivano , sentiva il sole sulla pelle e lasciava che nel vento volassero via quelle parole tanto ossessive :grandezza, responsabilità autonomia , decoro, dovere.
Nella corsa l’aria pettinava i capelli e si insinuava fin sotto la nuca ,i raggi di primavera erano tiepidi sul viso mentre pedalava sempre più veloce in quelle strade deserte che attraversavano la campagna
Le sue corse in bicicletta con gli abiti al vento furono il primo vero ricordo di libertà .

Prese la penna e scrisse di libertà .

Due giorni dopo l’insegnante le riconsegnò il compito;in fondo alla pagina troneggiava un bel tre e la nota "fuori tema" girò il foglio di unquarto giro e quel tre le sembrarono due ali…:-)

Pagina 32 finita.

Edited by lamya - 30/11/2005, 01:28
 
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